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ASTROLOGIA E OROSCOPI

L'Astrologia Vedica
Jyotish indica, nel sistema astrologico
induista, una delle sei discipline del Vedanga. La parola sanscrita
deriva da jyòtis (che letteralmente significa fiamma), termine
formato da "Ja" + "Ya" + "O" + "T" + "ish", cioè "acqua della
nascita" + "in aggiunta a" + "terra e stelle" + "ben informato", con
il significato di qualcuno ben informato o illuminato dalla
conoscenza della nascita, del destino e del rapporto con l'acqua, la
terra e le stelle; può quindi significare sinteticamente "luce,
intelligenza", ma al plurale anche "scienza dei corpi celesti". È un
settore dell’antica conoscenza vedica che ha dato origine alle
scienze dello Yoga e dell’Ayurveda.
L’astrologia Vedica è intimamente legata al concetto di Karma.
L’oroscopo Vedico rivela il passato Karmico: come dice Paramhansa
Yogananda. Indica anche la via per superare i modelli Karmici
dirigendo i nostri sforzi verso la crescita personale, la guarigione
e l’autotrasformazione. Con l’astrologia Vedica quindi possiamo
comprendere meglio le sottili dinamiche della nostra stessa vita,
nonché dei nostri rapporti con gli altri.
In India l’astrologia ha radici antiche così come presso i Sumeri:
la valle dell’Indo, dove fiorirono civiltà raffinate, è una delle
culle dell’umanità.
Almeno dal 3000 a.C. ebbero luogo scambi tra i diversi popoli. A
partire dal 1500 a.C., i Veda, la più antica opera letteraria, il
cui contenuto era stato fino a quel momento tramandando oralmente,
ripercorrono la storia degli dei, registrando i riti che sono loro
tributati e descrivendo le conoscenze astrologiche utilizzate dai
sacerdoti.
Astronomia, medicina e astrologia erano basate su un sistema
articolato sulle fasi lunari: le 27 case (nakshatras) sono state
utilizzate da sole fino al III secolo a.C.; ogni nakshatras era
associata a un pianeta, un simbolo o una divinità e corrispondeva
approssimativamente al cammino percorso in un giorno dalla luna.
Ciascuno dei 27 segni era legato a una stella,
descriveva caratteristiche peculiari e annunciava avvenimenti
particolari. Per esempio, Anuradha, la diciassettessima casa,
simboleggiata da un fiore di loto, era retta da Saturno; essa
prometteva buona salute e vitalità, rendeva abili a organizzare le
diverse attività, spingeva ad intraprendere i viaggi, rendeva
gelosi, reattivi e collerici.
Quando le previsioni erano sfavorevoli, si recitavano i mantra e i
rituali contenuti nei Veda, in particolare il Rgveda, al fine di
influenzare il destino e ottenere l’appoggio delle divinità.
Con le conquiste di Alessandro Magno, nel 327 a.C., la cultura greca
si estese in tutta la regione, fino all’India, dove vennero adottate
le tecniche astrologiche dei Greci, soprattutto lo zodiaco a dodici
segni, e furono usati i medesimi pianeti: Surya (il sole), Soma (la
luna, dio maschile come in Mesopotamia) e le loro spose.
Queste ultime erano associate alle 27 case. L’astrologia indiana,
fondamentalmente assai vicina a quella occidentale, fiorì in modo
originale nel corso dei secoli. La sua particolarità stava
nell’utilizzo di uno zodiaco siderale, vale a dire legato alle
stelle e non alle stagioni.
D’altra parte, gli indù tenevano conto della posizione dei nodi
lunari (punti astronomici legati all’orbita della luna), che
l’astrologia occidentale a propria volta prenderà in prestito.
Questa disciplina era riconosciuta e praticata in tutte le caste e
in ogni momento della vita: matrimonio, attività, destino, cure
mediche, culti religiosi. La sua influenza culminò con gli scritti
di Vahara Mihira, tra il IV e il VI secolo a.C., che fecero il punto
sulle conoscenze astronomiche e astrologiche.
L’arrivo degli arabi nel 632 a.C. favorì un nuovo scambio di
conoscenze astrologiche che arricchì entrambe le culture.
L’astrologia indiana continuò a essere praticata quotidianamente a
tutti i livelli sociali, con astrologi titolati a servizio dei re,
fino all’epoca moderna, quando subì ancora qualche influenza legata
alla colonizzazione inglese, anche se alcuni astrologi si sforzarono
di conservare la tradizione.
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